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L'avanguardia Catalana

Il primo di una serie di articoli sulla storia dei movimenti indipendentisti diffusi nel mondo pone il focus sull’Europa Occidentale: cosa si cela dietro le proteste per l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna?


11 settembre 1714, una data cruciale per i catalani, una medaglia dalla doppia faccia: se da un lato segna la fine della Guerra di successione spagnola, dall’altro indica l’inizio ufficiale del nazionalismo catalano, celebrato ogni anno in occasione della Diada Nacional de Catalunya. La guerra, effettivamente, pose fine all’indipendenza regionale durata, però, solo sette giorni. Dunque, come si spiega il forte spirito indipendentista?


Il Principato di Catalogna: sede di dissensi

Esso affonda le sue radici nel VII secolo d.C. con la creazione delle contee catalane sotto Carlo Magno, mai del tutto sovrane ma che godevano comunque di buoni margini di autogoverno. L’assetto cambiò ulteriormente nel momento in cui la contea di Barcellona, la più ricca fra tutte, confluì nel Regno aragonese -un’entità ben più vasta- causa unione dinastica: inarrestabili sviluppi economici e politici portarono alla costituzione del Principato di Catalogna nel XIV secolo, con le sue istituzioni governative. L’autonomia si faceva sempre più strada nella regione, ma non sembrava vedere un punto d’arrivo: formalmente apparteneva ancora alla Corona d’Aragona.


Inaccettabile per i catalani: dissensi su dissensi secolari si rafforzarono con la Guerra dei Trent’anni (1618-1648), in occasione della quale la Spagna impose ingenti tributi sui loro sudditi per finanziare il sostegno militare. Gravando particolarmente sui catalani, questi risposero dodici anni dopo con un’altra guerra, cosiddetta dei mietitori, autoproclamandosi nel 1641 Repubblica indipendente.


Undici secoli durano una settimana

Da qui i sette giorni di indipendenza, finiti nel momento in cui la Catalogna stessa si dichiarò vassalla della Francia, sostenuta da una visione e alleanza anti-spagnola. Ma anche la cooperazione filofrancese non ebbe lunga vita: quando nel 1700 morì il re spagnolo Carlo II e il Principato dovette scegliere se appoggiare l’ascesa del francese Filippo V di Borbone o dell’arciduca austriaco Carlo d’Asburgo, si schierò dalla parte di quest’ultimo. Seguirono tredici anni di conflitti che portarono le forze francesi a porre Barcellona sotto assedio da settembre 1713 fino alla data da cui siamo partiti: l’11 settembre 1714.


Giorno di inizio, giorno di fine

In quella data venne scritta nella storia la vittoria borbonica, che pose fine alle istituzioni catalane createsi con la nascita del Principato (e che verranno ricostituite nel ‘900). Seguirono due secoli relativamente calmi ma di consolidamento dell’identità catalana, ormai intrinseca nella cultura, fino alla Guerra civile spagnola (1936-1939): il movimento indipendentista catalano si schierò apertamente a favore dei repubblicani e contro il dittatore Franco. Quest’ultimo, però, rivendicò la sua vittoria finale sulla pelle dei catalani: fino al 1975 distrusse le istituzioni locali, spazzando via ogni singolo elemento di democrazia e di appartenenza degli indipendentisti (fino alla lingua e alla cultura) e decimando in modo particolare le classi popolari protagoniste della lotta contro il franchismo.

La rinascita del movimento

Il movimento indipendentista tornò ad esprimersi liberamente dalla morte del dittatore Franco e lo fece tramite una serie di scioperi e manifestazioni, che portarono nel 1979 alla concessione dello Statuto di Autonomia, volto a regolare i margini di autogoverno della Catalogna. L’idea di una regione indipendente si è nuovamente concretizzata sempre a settembre, ma questa volta del 2015, dopo le elezioni del Parlamento catalano.


Bella, Ciao Referendum

Il 14 ottobre 2019 emerge una nuova condanna dal Tribunal Supremo: il leader dell’indipendentismo avrebbe scatenato una guerriglia nella città di Barcellona. Migliaia di catalani assediano l'aeroporto El Prat cantando “Bella Ciao”, ricordando il referendum promosso nell’autunno 2017.


La scheda elettorale, infatti, recitava:“Volete che la Catalogna diventi uno Stato indipendente in forma di repubblica?” e il “SI” ottenne il 90% dei voti. Tuttavia, il governo centrale spagnolo dichiarò la votazione illegale e molti funzionari catalani furono arrestati, togliendo loro la possibilità, anche a distanza di sei anni, incarichi di rilievo.


Carlotta Rabiolo

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