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INTERVISTA AD UN DIRIGENTE SCOLASTICO

Aggiornamento: 2 apr 2023

Il giorno 11 marzo, il capo dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato il coronavirus una pandemia. Già lo scorso 23 febbraio, però, la provincia di Varese, visti i precedenti DPCM, ha disposto la chiusura delle scuole “di ogni ordine e grado” per fronteggiare l’emergenza covid-19.

Tale provvedimento è stato esteso poi, in data 5 marzo, a tutte le scuole d’Italia.


Abbiamo chiesto quindi al dirigente scolastico del liceo Daniele Crespi di Busto Arsizio (VA), la professoressa Cristina Boracchi, come il suo istituto avesse reagito a questa situazione:

Dopo le disposizioni date dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina in merito alla chiusura delle scuole, come si è mosso il suo istituto?

Innanzitutto bisogna dire che la crisi che stiamo vivendo può essere letta in due modalità differenti: come difficoltà o come opportunità

La difficoltà principale, a detta della professoressa Boracchi, è la mancata relazione tra docente e discente; dice infatti: “il ruolo del docente in presenza è insostituibile; la relazione didattica si fonda anche sulla relazione personale e il compito dell'insegnante è anche quello di intercettare i bisogni dello studente, che però in questo momento sono dietro ad uno schermo.”

La didattica a distanza, quindi, non potrà mai sostituire la vera Scuola, intesa non tanto come istituzione o edificio, ma come relazione e scambio tra individui.

L’educazione è un processo congiunto tra famiglie e scuola. La vera educazione si ha per la maggior parte tra le mura domestiche, mentre la scuola contribuisce alla formazione degli studenti, oltre all’educazione che scaturisce dal rapporto tra compagni e docenti. Certamente qualcosa si sta perdendo” ha affermato il dirigente scolastico, sottolineando la non sostenibilità della didattica a distanza come metodo unico di educazione e formazione.

Volendo però vedere il bicchiere mezzo pieno, l’opportunità che la prof.ssa sottolinea è l'aumento delle competenze digitali da parte dei docenti.

Il coronavirus è stato quindi un'opportunità per dare una grossa spinta alla digitalizzazione che già era presente, ma che ha avuto, per ovvie ragioni, una notevole espansione.

Su circa un centinaio di docenti che abbiamo, un’ottantina ha chiesto una formazione digitale

Per gestire questa mole di lavoro è stato necessario un team competente e ben organizzato, al quale va il ringraziamento della preside e di tutti i docenti.

Grazie a questo “team digitale”, il Crespi ha potuto erogare fin dalla prima settimana i servizi utili agli studenti, con l’utilizzo dell’estensione “Google for Education” adottata dall’istituto. A tale piattaforma è stata affiancata “Hangouts Meet”, uno dei tanti programmi che permette di svolgere lezioni telematiche in diretta. Agli studenti è stato quindi fornito un indirizzo email accreditato e personale, con cui poter accedere alle lezioni e che permette al team digitale di monitorare costantemente la situazione, per garantire la sicurezza delle lezioni stesse, verificando la presenza di eventuali estranei.

Pur non essendo un istituto informatico, ma un liceo, siamo riusciti ad erogare in 10 giorni già 900 lezioni” (dati delle prime settimane dopo la chiusura, n.d.r.)

Spostandoci da una situazione locale ad una nazionale, secondo lei come sta reagendo la Scuola nel resto d’Italia?

Nel resto d’Italia è evidente che ci siano delle difficoltà, ed è un problema diffuso a macchia di leopardo

La prof.ssa Boracchi però sottolinea che questo divario dipende innanzitutto dalla collocazione geografica e, in secondo luogo, dalla differenza temporale di diffusione del virus.

La nostra regione è stata tra le prime ad avere questo problema, ed è anche per questo che la provincia di Varese si è attivata subito rispetto alle altre province d’Italia. Anche l’ufficio scolastico regionale ha supportato in maniera considerevole i vari istituti per cercare di fronteggiare l’emergenza.

Da dirigente scolastico, che effetto le fa vedere la sua scuola quasi del tutto deserta?

In realtà c’è da dire che il ruolo da dirigente è un ruolo di solitudine per sua natura nonostante lo sforzo di collegialità e di empowerment: è l’interfaccia di tutti, perché tutti chiedono a noi soluzioni e risposte. E’ il dirigente scolastico che prende scelte e decisioni e dunque la solitudine è già nel ruolo in quanto tale. Certo oggi ci si sente ancora più soli

E anche sulla questione solitudine il Crespi si è mosso mettendo a disposizione degli studenti la pagina “l’angolo delle cose belle” per scrivere riflessioni e stare in contatto con gli altri studenti: “"L'angolo delle cose belle", è uno spazio virtuale pensato per chi dovesse aver bisogno di una parola, di uno sguardo, di un cenno di conforto in un momento di particolare stanchezza, scoraggiamento o paura. Non può certamente avere la forza di un contatto reale, ma è comunque un modo per poterci sentire più vicini.


Jacopo Agosti


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