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Il divario economico ai tempi del coronavirus

Aggiornamento: 3 apr 2023

Le famiglie povere si ritrovavano così in grandi ristrettezze, mentre le famiglie ricche non mancavano pressoché di nulla. Mentre la peste, con la sua efficace imparzialità, avrebbe dovuto rafforzare l’uguaglianza fra i nostri concittadini, per il normale effetto degli egoismi rendeva invece più acuto nel cuore degli uomini il sentimento d’ingiustizia.


Queste parole sono tratte da una delle opere più importanti del secolo scorso, “La peste” di Albert Camus. Il romanzo descrive l’epidemia di peste che colpisce improvvisamente la tranquilla città algerina di Orano; Camus scava profondamente nella psiche umana e offre un quadro drammatico, eppure mai disperato, delle conseguenze psicologiche, economiche e sociali che una tale calamità può avere sugli esseri umani. Il parallelismo con quanto sta accadendo a noi a causa della pandemia causata dalla diffusione del Covid-19 sorge spontaneo e a maggior ragione la lettura di questo libro sembra ora necessaria non solo per ritrovare scritti nero su bianco, almeno in parte, i nostri pensieri, ma anche per avere una possibile chiave di lettura su quanto sta accadendo in questo 2020 così difficile.


Nel passo riportato in particolare si fa riferimento alle disparità economiche presenti tra persone più o meno benestanti, che nel corso dell’epidemia si aggravano e che potremmo sintetizzare e semplificare così: i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sono sempre più poveri. Questa affermazione si può riferire anche alle conseguenze della pandemia che stiamo vivendo? Le differenze economiche tra i vari ceti sociali saranno ancora più forti? Se ovviamente avere risposte certe adesso appare praticamente impossibile perché non si può prevedere quali saranno gli sviluppi futuri dell’emergenza sanitaria, certamente è lecito interrogarsi in merito e proporre alcune osservazioni che possono aiutare a capire verso quale direzione andrà la risposta a queste domande.


Che il divario economico tra ricchi e poveri sia aumentato negli scorsi decenni è un dato ormai noto e indubbio. In particolare alla fine del primo semestre del 2019, secondo i dati Istat, la distribuzione della ricchezza nazionale netta (che supera i 9 miliardi di euro) vedeva il 20 % più ricco degli italiani detenere quasi il 70 % della ricchezza nazionale, mentre al 60 % rimaneva appena il 13,7 % della ricchezza nazionale.

La situazione di incertezza e di grande crisi economica dovuta all’emergenza sanitaria che stiamo affrontando e che sta costringendo migliaia di lavoratori a chiudere le proprie attività e a lasciare a casa molti lavoratori avrà certamente ripercussioni più gravi sulle fasce più deboli della popolazione e sulle categorie già in precedenza meno tutelate.


Secondo le statistiche dell’Istat sulla povertà pubblicate il 16 Giugno 2020, nel 2019 sono quasi 1,7 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta (che non possono affrontare spese minime per vivere secondo uno standard ritenuto accettabile), per un numero complessivo di quasi 4,6 milioni di individui, quasi l’8 % della popolazione totale. Il numero di famiglie in condizione di povertà relativa (che non possono acquistare alcuni beni in relazione al reddito pro-capite) è di poco meno di 3 milioni, ovvero 8,8 milioni di persone, quasi il 15 % della popolazione totale. Le prime stime del 2020 prevedono per entrambi i tipi di povertà un aumento dal 23,4 % al 27,28%: un dato decisamente non molto confortante.


Un altro ed ultimo dato giunge dal Rapporto Povertà fornito dalla Caritas: nel periodo Maggio-Settembre 2020, il 45 % delle persone che si sono rivolte alla Caritas lo ha fatto per la prima volta; le donne che hanno chiesto aiuto sono state il 54,4 % contro il 50,5 % del 2019.


In una situazione così critica è facile che aumentino tensioni e che molte persone in difficoltà si sentano abbandonante e dimenticate; migliaia di lavoratori non vedono una soluzione ai loro problemi, ma solo tanta precarietà. Se da una parte risulta impossibile garantire sicurezza economica e tutela a tutti, dall’altro è dovere dei governanti e di ciascun cittadino dare il proprio contributo affinché ciò avvenga. Noi, perlomeno, ci auguriamo che sia così.


Sofia Barletta

Sitografia:

- www.ilfattoquotidiano.it (Economia&Lobby)

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