In data 12/04/2021 si è tenuta presso l’Università Bocconi un’intervista a Roberto Saviano in occasione della giornata del giurista. Il tema affrontato è il rapporto tra la pandemia e la criminalità organizzata.
Il giornalista ha sottolineato come il SARS-CoV-2 di per sé non genera crisi, ma è un meccanismo che radicalizza le contraddizioni economico-sociali già esistenti.
La vera questione del contagio Covid, subito dopo l’epidemia biologica, è che le realtà produttive sono state devastate e di fronte al virus lo Stato si è trovato completamente impreparato nel monitorare problematiche finanziarie connesse alle infiltrazioni mafiose.
Un albergo in crisi, un ristorante in crisi, una piccola-media impresa senza liquidità a chi si può rivolgere per far fronte ai propri problemi? Ci può essere un’impresa più sana che compra un’altra società in difficoltà o gruppi internazionali pronti a diventare partner; il danaro sporco, prima tenuto alla larga da circuiti sani di impresa, è pronto ad entrarci, anzi ci sta già entrando.
L’associazione “S.O.S imprese” ha denunciato il fatto che le mafie si sono recate in molte periferie d'Italia, regalando spesa e le famiglie accettavano quanto a loro consegnato pensando che si trattasse di semplice generosità di quartiere. In realtà, in un secondo momento, le organizzazioni criminali hanno preteso la consegna di 1.000 €, il valore del bonus messo a disposizione dallo Stato per gli albergatori.
Saviano riporta informazioni riguardo a episodi accaduti specialmente a Rimini, in cui le organizzazioni criminose si sono offerte di comprare i numerosi hotel chiusi per il lockdown, chiedendo ai proprietari di cedere loro l’attività. Qualora la risposta fosse stata negativa, i criminali avrebbero iniziato ad acquistare gli alberghi limitrofi con l’intenzione di mettere in atto, nella prossima stagione estiva, una concorrenza sleale con servizi di una qualità medio-alta a prezzi bassissimi.
Questo vantaggio competitivo non è limitato solo al settore alberghiero ma, attraverso la collaborazione con soggetti subdoli, consente di avere successo con diversi modelli di business. Impiegati bancari corrotti individuano le aziende in crisi e imprenditori apparentemente affidabili sono il mezzo con cui la mafia vi si insinua.
Ad un’offerta di aiuto e collaborazione segue un periodo definito da Saviano “luna di miele”, al termine del quale si pretende il rimborso dei capitali investiti. Di fronte alla mancanza di queste somme, le vittime dell’usura sono ad un bivio: la denuncia e la certezza di ritorsioni o il suicidio, tentativo estremo di salvare i propri cari. Tuttavia, la scelta per la seconda via si rivela inutile, essendo le cosche solite presentarsi ai funerali per chiarire che il debito non è affatto estinto. La morsa degli aguzzini si allenta solo dopo aver ottenuto interi patrimoni privati e imprese familiari. Queste ultime verranno inondate di denaro, trasformandosi presto in centri di riciclaggio tanto dopati da poter sempre garantire “l’offerta economicamente più vantaggiosa”[1]. Gli appalti pubblici dei prossimi anni rischiano di venir cannibalizzati e con loro le importanti risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Una situazione del genere necessita una reazione decisa del legislatore, risultato difficile da raggiungere dato che non c’è accordo unanime sulle principali direttrici di queste “riforme antimafia”. Importante però identificare una debolezza del panorama internazionale prima di analizzare le considerazioni sull’Italia dell’autore de “La paranza dei bambini”.
I giganteschi profitti derivanti dallo smercio di cocaina non vengono investiti soltanto in attività imprenditoriali, bensì in fondi investimento quotati e immobili di lusso attraverso intermediari senza scrupoli operanti nei paradisi fiscali di mezzo mondo.
Viene naturale domandarsi quale sia il parere di Bruxelles sulla presenza di alcuni regimi tributari tanto favorevoli quanto poco regolamentati all’interno dell’Unione come Malta, Irlanda, Olanda e fino a poco fa anche il Regno Unito. Parlando del contesto italiano, Roberto Saviano usa un’immagine emblematica per descrivere la giustizia: un bambino a dieci anni rompe un vaso di famiglia di valore e la mamma gli dà uno schiaffo quando questi ne compie venticinque. Questa proverbiale lentezza non è solo un repellente per i capitali esteri, ma anche un elemento sfruttato dai boss per ritardare, o addirittura evitare, l’ingresso in carcere. Gli stessi penitenziari rappresentano poi un serio fattore di rischio. Le dure condizioni di vita al suo interno (celle minuscole, docce brevissime, cibo scarso) sono descritte dal creatore di Genny Savastano come incentivo all’affiliazione dei detenuti più deboli, desiderosi della protezione e dei privilegi garantiti ai “picciotti”. Un altro dato preoccupante proviene dall’esperienza di Saviano come relatore in importanti eventi accademici. L’istituzione del corso “Economic analysis of crime” presso l’Università Bocconi rappresenta un unicum nel mondo e appare limitante predisporre semplici seminari sull’argomento quando esiste una letteratura scientifica di vasta portata. Meno il fenomeno criminale è attenzionato, più le organizzazioni saranno libere di agire sottotraccia. Sollecitato dalla curiosità degli intervistatori, il giornalista napoletano ha concluso il suo intervento proponendo tre misure necessarie per dare un cambio di passo alla lotta alla mafia. Legalizzare immediatamente tutte le droghe toglierebbe ai cartelli non solo liquidità ma anche migliaia di futuri affiliati, pronti a compiere qualunque reato pur di accedere ai “subiti guadagni” derivanti dallo spaccio. Dopo questo duro colpo sarebbe la volta di politiche a favore del Mezzogiorno, quali l’istituzione di no-tax zone e l’implementazione di un’efficiente integrazione dei migranti. L’iniziativa economica privata ne uscirebbe rinvigorita, così come la comunità dei lavoratori stranieri, attualmente schiavizzata dai famigerati caporali. È difficile ipotizzare se tali misure verranno attuate nel prossimo futuro in quanto in forte contrasto con la sensibilità di una parte del paese.
Come Saviano afferma a gran voce, al di là della specifica riforma, è di vitale importanza che ognuno, singolarmente, si convinca della necessità di non ignorare il fenomeno mafioso e decidere quindi di partecipare attivamente al suo contrasto.
“Scegliere è ciò che determina l’essere uomini”, ma in un momento del genere la scelta sembra essere in realtà secondaria perché siamo determinati da ciò che accade. Cosa vuoi scegliere se neanche puoi più uscire di casa e se neanche puoi incontrare le persone?
Sono le nostre scelte a decidere della nostra vita e di quella degli altri: chi continua a rifiutarsi di scegliere sta chiudendo gli occhi di fronte alla criminalità organizzata.
La sua presenza ed espansione in sempre più settori sta mettendo in pericolo il sistema paese, non solo dal punto di vista economico, ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale e culturale, imponendo l’asservimento ad uno Stato occulto nello Stato di diritto.
Il danaro sporco purtroppo vince sempre sul danaro pulito, se il denaro pulito non viene protetto; il prodotto scadente vince sempre sul prodotto di qualità se non subentra una regola. Ecco perché intervenire e scegliere è fondamentale.
[1] Criterio di scelta su cui è uniformato il Codice degli appalti (D. Lgs 50/2016)
Alessia Gadda, Francesco Pricolo
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