«Che Dio sia con voi» («Godspeed»), l’emozione quasi materiale, il tono concitato dell’operatrice che annuncia la partenza del Falcon 9, il vettore che porterà la navicella Endeavor all'attracco con la Stazione Spaziale Internazionale. Segna il principio di una nuova era di esplorazione spaziale, con piani concreti per basi lunari e marziane nel giro di dieci e poi venti anni.
A Cape Canaveral il rombo del motore copre tutti i suoni nei paraggi e fa tremare le telecamere; ma è un attimo, e subito, ripresi da altre telecamere, tornano a farsi sentire anche lì in Florida i suoni degli schiamazzi e dei petardi delle proteste. Eppure siamo a centinaia di chilometri di distanza da Minneapolis, dove sono avvampate per la prima volta a seguito della diffusione rapidissima di numerosi video che riprendono l'uccisione per soffocamento di George Floyd, 46 anni, afroamericano, da parte di un poliziotto della sua città il 25 Maggio. Floyd era ammanettato e nelle condizioni di non poter nuocere seriamente a nessuno dei presenti.
Dopo il lancio del razzo, il presidente Trump ha passato la prima parte del suo discorso alla nazione a discutere le proteste che restano vive da quasi una settimana, condannando la violenza dei poliziotti e la violenta reazione di alcuni manifestanti, mantenendo il supporto per le proteste pacifiche. Ma non è il primo episodio di violenza esagerata per mano della polizia che colpisce gli Stati Uniti: si attestano intorno al migliaio le morti annue causate dalle forze dell'ordine in America, almeno a partire dal 2015, anno in cui i dati hanno iniziato ad essere raccolti con più zelo. Infatti l'anno precedente il diciottenne afroamericano Michael Brown era stato ucciso da un poliziotto in seguito a un furtarello in un supermarket, crivellato da sei colpi di pistola mentre fuggiva, accendendo numerose proteste in maniera non dissimile dall'uccisione di Floyd pochi giorni fa.
Attraccati alla SSI, l'equipaggio della navicella si prepara per una sorta di conferenza stampa. Le domande sono sulla manovrabilità della navicella, sulla qualità del primo sonno a gravità ridotta, sull'esperienza umana e tecnica di questo lancio così significativo. E di nuovo il senatore Ted Cruz, dopo un preambolo che racconta l'angoscia della nazione in questo momento di divisione, citando direttamente le proteste, chiede agli astronauti di spiegare, in particolare ai giovani, che cosa possono fare gli americani quando si uniscono perseguendo un unico obiettivo.
Il lancio di un nuovo razzo, le proteste per l'uccisione di un cittadino da parte della polizia. Paiono eventi slegati, due notizie in una fila di mesi gonfi di notizie, e invece ci fanno capire molto dell'America, dei suoi progetti e delle sue debolezze. Il nuovo espansionismo, questa volta alla ricerca di risorse spaziali, è accompagnato dalla proiezione degli ideali dei pionieri sulla colonizzazione del cosmo. A differenza del 1969, una compagnia privata sviluppa gli strumenti per le spedizioni, nella speranza di creare un'industria dello spazio: l'America intende proseguire sulla strada tracciata da Reagan verso un liberismo più marcato. Ma anche: il comportamento coercitivo e violento della polizia scatena reazioni di protesta che sfociano perfino nel vandalismo, e la stessa sanguinosa storia del movimento per i diritti civili degli anni '60 sembra ripetersi, con una cittadinanza ancor più polarizzata politicamente.
I grandi gruppi di manifestanti sono il sintomo di un sistema democratico fallimentare, che deve ricorrere a incendi e saccheggi per far sentire la sua voce? Oppure la dimostrazione che il potere realmente deriva dai cittadini, che dimostrano di poterselo riprendere quando non ne sopportano l'abuso? Il nuovo scintillante programma spaziale è un ambizioso progetto di espansione, che dimostra le risorse umane che lo stato valorizza e nutre? Oppure uno spettacolo pirotecnico per irretire e distrarre dalle crisi e dai problemi istituzionali e politici che lo stato sta affrontando?
Fortunatamente la questione non è pressante per noi; dopotutto, con un oceano di mezzo, i nostri problemi sono ben diversi.
Emanuele Alleva
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