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Migrazione e Globalizzazione: Riflettiamo! parte II

Aggiornamento: 4 apr 2023

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In virtù di questo nuovo multiculturalismo, il grado delle incertezze, dell’angoscia e dell’anomia è esponenzialmente aumentato, tanto che, sempre Bauman, arriva a designare il concetto di incertezza costante. Questa espressione racchiude la principale caratteristica del mondo odierno, ovvero quella di movimento; infatti, tutto è in costante mutamento e trasformazione, come il corso del fiume eracliteo, impossibile da cogliere in un preciso istante, in virtù del suo incessante scorrere. La manifestazione fenomenica, quindi fattuale, di questo inesorabile divenire, sempre secondo Bauman, viene generalmente imputata da parte degli individui alla migrazione, poiché i flussi di individui sono percepiti come l’unico fatto tangibile e, di conseguenza, la causa dell’incertezza costante, nonostante che siano solo un effetto del sistema globale. Inoltre, in una prospettiva strettamente percettiva, si può arrivare a comprendere che i flussi migratori sono politicamente funzionali, poiché ricoprono il ruolo di capro espiatorio, che risulta essere l’unica opportunità per la società di trovare un accordo sviando la violenza latente del gruppo per concentrarla, in questo caso, sulla diversità in quanto superficialmente evidente. I sistemi politici spesso, in varie misure, non sono in grado di risolvere la precarietà esistenziale dell’individuo, ma possono fornire un imputato del male generale: l’Altro.


Tuttavia, essendo il panorama etnico globale molto differenziato, anche la figura del migrante ha diverse sfaccettature e significati, perciò i migranti non sono percepiti allo stesso modo; infatti, citando Maurizio Ambrosini: «la ricchezza sbianca». Questa frase consente di individuare l’errore logico che concetti come Stato Nazione, ius sanguinis e ius soli hanno contribuito a sedimentare nella struttura dell’inconscio collettivo. L’errore logico in questione, analizzato da Donatella Di Cesare nel libro Stranieri Residenti, concerne la concezione dell’abitare che, fin dalla democrazia ateniese – si pensi infatti all’etimologia di autoctonìa – si è sovrapposta e identificata con l'appartenenza. Heidegger in Essere e Tempo sostiene che l’abitare sia «il sostare fugace sulla terra», facendo così intendere che si tratta di un concetto che appartiene alla sfera dell’essere e non a quella dell’avere; ed è proprio in virtù di questa dimensione esistenziale umana che l’uomo si trova libero e uguale rispetto agli altri.


In conclusione, possiamo quindi affermare che la globalizzazione - insieme a tutti gli altri suoi effetti, ad esempio la realtà virtuale - è uno tsunami che ha stravolto i confini del mondo, è il paladino della lotta contro le barriere che ha avvicinato l’intera umanità come nessun altro fenomeno storico mai verificatosi. Tuttavia, gli individui cercano ancora di costruire le barriere, che nel XXI secolo, però, sono innalzate affinché l’altro, il diverso, non entri.


Un parallelismo efficace per riassumere una concezione di società sana si può instaurare con il movimento artistico post-impressionista, nel quale il pittore lavora disponendo sulla tela solo puntini di colore, che, successivamente, tramite la mescolanza ottica, riescono a far percepire le figure che compongono il dipinto, dandogli così significato, senza servirsi di contorni precisi. Analogamente, ogni uomo può essere visto come un puntino di quella tela, ma non fatta cotone, bensì di realtà. Se non esistessero molteplici colori nel mondo, se non esistesse perciò il diverso, la grande opera dell’umanità non avrebbe sfumature e sarebbe così monocromatica, sostanzialmente povera, priva di figure e di significato.


Pietro Carù


Sitografia:

- C. Bordoni Fine del mondo liquido. Superare la modernità e vivere nell'interregno, Milano, Il Saggiatore, 2017

- Le altre opere citate sono già presenti nel testo

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