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COME LE PASSIONI DIVENTANO POLITICA

Aggiornamento: 2 apr 2023

In dialogo con Giancarlo Giorgetti

 
“La politica è una malattia che nasce da un atto di presunzione, poiché pensi che con il tuo agire, il tuo decidere, fai del bene agli altri”
"Bisogna uscire dal culto della forma barocca ed arrivare al culto del risultato, cioè passare dal culto della forma a quello dell’efficacia"
 

Giancarlo Giorgetti, classe 1966, è vicesegretario federale della Lega. Dal 1º giugno 2018 al 5 settembre 2019 è stato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel Governo Conte I.

 

Giancarlo Giorgetti si è presentato al maniero di Sant’Erasmo a Legnano sotto invito di Politics Hub, prendendo la scena in un incontro dal titolo suggestivo “Come le passioni diventano politica”.

La parola “passione”, non a caso, è stata il punto di partenza dell’intervento di Giorgetti, scandito dalle domande preparate dal gruppo organizzativo della serata.

Il deputato ha facilmente identificato la politica come la sua vera passione, definendola però più come una “malattia” che nasce da un “atto di presunzione” poiché “pensi che con il tuo agire, il tuo decidere, fai del bene agli altri” e che “le mie idee sono le migliori non solo per me o per i miei, ma anche per migliorare la situazione degli altri”.

Quest’”illusione di poter cambiare il mondo” è nata fin dall’infanzia di Giorgetti ed il “sacro fuoco” della politica brucia ancora ardentemente nella sua persona, poiché “una volta contagiati da questa malattia, la disintossicazione è molto, molto, molto dura”.

Questa politica intesa come atto esistenziale è stata tradotta da Giorgetti prima nell’ambito locale del suo comune di nascita, per poi essere trasportata in ambito nazionale con l’ingresso in Parlamento. L’esponente della lega ha speso parole di miele riguardo l’attività amministrativa locale, definendola come la dimensione politica più gratificante, poiché permette di “tradurre le idee in fatti che restano”, ma considerandola anche come un requisito minimo per svolgere bene attività politiche in uno scenario più ampio.


La formazione politica, oltre che economica, a ‘tutto tondo’ dell’intervistato ha permesso di disquisire diversi argomenti di importanza rilevante, sempre in maniera professionale e tutt’altro che banale.


Il federalismo ed il principio di responsabilità

Particolarmente rilevanti le osservazioni riguardo una citazione dello stesso Giorgetti: “mi convinco sempre più che l’autonomia ed il federalismo differenziato servano al nord, ma faranno bene anche al resto d’Italia”. Il deputato ha sottolineato che “l’autonomia differenziata deve essere applicata in Italia” e come “non ci rendiamo conto che ‘autonomia’ significa ‘principio di responsabilità’ e che ‘principio di responsabilità’ significa in qualche modo rispondere di quello che si fa, premiare il merito e punire chi sbaglia”.

”Non capiamo -continua Giorgetti- che il sistema Paese senza fare questo non può essere competitivo a livello mondiale”, inoltre “se tu non applichi questi principi (di responsabilità) non è che salvi chi stai cercando di proteggere, perché è la competizione globale che ti ammazza”.

Quindi “per mantenere la sua competitività il Nord ha necessità di autonomia ed il Sud per poter competere e svilupparsi ha bisogno di premiare la capacità ed il merito di chi vuole darsi da fare: se non si fa questo il Sud sarà condannato alla desertificazione, nel senso che i giovani se ne andranno, se ne stanno già andando in massa, e rimarranno i vecchi, chi prende la pensione o il diritto di cittadinanza, e non ci sarà sviluppo economico”.

In conclusione, “la globalizzazione forza il sistema Paese ad essere competitivo, se non lo fai ti ammazzi da solo”.


Le sfide mondiali e la necessità di saper prendere decisioni

Queste ‘sfide mondiali’ sono al centro anche di un’altra riflessione di Giorgetti, con protagonista l’Europa. Nella fattispecie viene confermata dal leghista l’importanza dell’Europa come dimensione, necessaria per poter competere con le superpotenze mondiali, ma “se vuoi avere questa dimensione, devi avere anche una forma di governo che ti permetta di decidere: se tu hai invece 27 paesi inconcludenti con leader politici mediamente scarsi, che non si mettono mai d’accordo tra di loro, che pretendono di fare tutto, ma sono incapaci di fare qualsiasi cosa, discutendo continuamente senza decidere nulla, -conclude Giorgetti- non ti sei reso competitivo solo allargando i confini”.

Questa incapacità decisionale, agli antipodi rispetto alla velocità dei governi delle altre superpotenze, è la radice sia dell’inefficacia dell’Europa, che degli squilibri creatisi dentro di essa, con paesi più forti “come la Germania” che assumono posizioni predominanti e “fanno le regole” anche per gli altri membri a cui non è lasciata altra scelta se non adeguarsi. Per il vicesegretario è ben difficile che le regole studiate secondo le caratteristiche di un dato paese possano funzionare bene anche in un ambiente diverso, causando evidenti scompensi.

Questo problema di ‘saper prendere le decisioni’ non è solo europeo secondo Giorgetti, ma riguarda anche l’Italia ed il sistema nazionale basato sul cosiddetto “bicameralismo perfetto”.

In particolare, afferma che “è vero che oggi come oggi, il bicameralismo come era stato concepito nella costituzione del dopoguerra, cioè in funzione ‘anti-tirannia’, non abbia più alcun senso ed è oggettivamente una perdita di tempo, quindi io ritengo che una camera deve produrre le leggi ed un’altra camera, eventualmente il Senato, potrebbe rappresentare l’istanza federalista, dove affluiscono quelli che sono le aspettative, i bisogni dei comuni e delle regioni”.

“Oggi -conclude Giorgetti- francamente il bicameralismo mi sembra un lusso che l’Italia non può permettersi”.

Uno dei problemi più gravi delle istituzioni in Italia secondo il deputato è che non permettono da troppo tempo che si formi un “governo stabile che duri 5 anni” e che riesca prendere quelle decisioni impopolari, che non servono a garantire un immediato successo elettorale, ma che sono necessarie per lo sviluppo del paese.


Le istituzioni ed il "culto del barocco"

Sull’efficacia delle stesse istituzioni, Giorgetti fornisce un principio di facile enunciazione, ma estremamente denso di significato: “bisogna uscire dal culto della forma barocca ed arrivare al culto del risultato, cioè passare dal culto della forma a quello dell’efficacia”. Inoltre, il vicesegretario aggiunge che “questa cosa qua è un fatto culturale, lì (a Roma) è pieno di cultori del diritto amministrativo, avvocati dello Stato, cioè quelli che scrivono le leggi e che le interpretano: insomma, c’è un casino pazzesco e nessuno ci capisce niente, in un sistema tale si avvantaggia il barocco mentale, non l’imprenditore che è abituato a lavorare e non vuole perdere il tempo del barocchismo”.

Da queste parole si nota come Giorgetti sia preoccupato dalla lentezza e dall’ incapacità di decidere siccome “un governo che non decide, non governa”, ed alla risoluzione di tal problema è volto il suo personale consiglio: ”se nella pubblica amministrazione ci fossero molti più ingegneri che avvocati, le cose, secondo me, andrebbero meglio”.


Il genio degli italiani

Non è l’unico consiglio elargito da Giorgetti durante la serata, infatti è stata da lui identificata un’interessante linea guida che potrebbe permettere all’Italia di sfruttare appieno le proprie potenzialità.

Parte tutto da un esame di coscienza, infatti “noi non abbiamo la disciplina che hanno i tedeschi, il loro sistema burocratico è piramidale” ed è “una cosa geometrica, pazzesca”, però “nella totale incapacità degli italiani di darsi un’organizzazione politica efficiente, bisogna puntare sulle cose che storicamente siamo capaci di fare” cioè “la capacità di risolvere il problema, l’estro ed il talento individuale che si è espresso nell’arte, nella scienza”. Quindi “non si deve fare una legislazione che comprime questa capacità di fare, ma una legislazione che la esalta e le permetta di esprimersi, ad esempio sotto l’aspetto imprenditoriale”, infatti “se ci fosse, a mio giudizio, un sistema di libertà economica come quello vigente negli Stati Uniti, l’Italia diverrebbe un paese incredibilmente florido e capace di produrre ricchezza”.


Lo sport come stile di vita

Non solo temi prettamente politici sono stati al centro dell’intervento di Giorgetti, ma l’attenzione del deputato si è posata anche sullo sport ed il ruolo in esso dello Stato. “Lo sport nella sua organizzazione deve avere una dimensione di autonomia -spiega Giorgetti- non può essere un braccio operativo del potere politico”, ma lo Stato deve semplificare ed incentivare l’attività sportiva, garantendo che sia indipendente da ogni influenza politica o partitica e da ogni diversità di razza o religione.


Lo spazio e le sue potenzialità

Un altro argomento toccato dal vicesegretario della Lega è quello dello spazio. In particolare, Giorgetti ha sottolineato come non sia un caso che una superpotenza come gli Stati Uniti abbia ripreso a spendere molte risorse, private e pubbliche, nello studio e nello sviluppo di tecnologie aereospaziali. “L’Italia -chiarisce il deputato- è tra i paesi all’avanguardia” e “potrebbe essere la base dei ‘voli spaziali’”, cioè voli che ridurrebbero drasticamente la lunghezza dei viaggi intercontinentali verso gli USA. “Se qualcuno di voi -conclude Giorgetti rivolgendosi alla platea- è appassionato di geopolitica e di strategia a questo livello, la dimensione dello spazio è quella in cui dovrete applicarvi poiché è lì che ci si gioca il futuro”.

 

A conclusione dell'incontro il vicesegretario consiglia ai giovani che vogliono approcciarsi al mondo della politica di “trovarsi un maestro”, cioè una persona che dia l’esempio, che insegni sani valori e come comportarsi.

Politics Hub ringrazia Giancarlo Giorgetti per la sua disponibilità ed il suo prezioso intervento e la contrada di Sant’Erasmo per la sua ospitalità.


Andrea B.



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