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Anatomia del caso Fedez


Il concerto del primo maggio è stato teatro di un discorso molto chiacchierato in questi giorni: il rapper e influencer Federico Lucia si è espresso a favore del DDL Zan riportando alcune frasi omofobe di politici della Lega, partito accusato di ostruzionismo nei confronti di questo disegno di legge. L’evento ha frammentato l’opinione pubblica e portato alla luce diversi temi.

Il discorso era adatto all’occasione?

L’artista fin dall’inizio spiega che in prima battuta il discorso non era stato approvato dai vertici di Rai Tre che lo hanno definito “inappropriato”. Per quanto riguarda l’argomento trattato, non è la prima volta che a questo evento si parla di temi che esulano dal lavoro: ad esempio Piero Pelù al concerto del 1993 ha criticato con forza Papa Giovanni Paolo II.

In più, Fedez non ha parlato solo del DDL, ma ha citato anche le difficoltà dei lavoratori del mondo dello spettacolo in relazione alla pandemia e alla mancanza di aiuti da parte dello stato. Tuttavia queste affermazioni non erano chiaramente il punto focale del monologo e sono state recepite meno dall’opinione pubblica.

Una critica mossa all’artista è stata quella di non aver citato invece le dubbie politiche di Amazon nei confronti dei suoi dipendenti, dato che Fedez lavora per questa multinazionale.

Fedez ha sensibilizzato nei confronti della comunità LGBTQIA+ o ha proposto un’invettiva contro un partito politico?

Fedez ha ribadito un messaggio già portato avanti sui suoi social, ossia l’importanza, secondo l’artista stesso, di calendarizzare e approvare presto il DDL Zan. Molti si sono ritrovati nelle parole pronunciate poiché hanno portato alla luce la pesantezza delle affermazioni di personaggi politici del panorama italiano che non possono in alcun modo essere giustificate, poiché contenenti messaggi di odio inammissibili.

Tuttavia il “metodo Fedez” è stato parzialmente criticato anche da persone a favore del DDL che però non hanno percepito un messaggio di inclusione e di supporto alle categorie tutelate da questa legge ma piuttosto una forte critica ad uno specifico partito politico, attuata senza portare ulteriori esempi o parole per riflettere sul tema dell’uguaglianza sociale.

La libertà di parola in RAI e la chiamata registrata

Un altro elemento che ha caratterizzato il dibattito pubblico è stato il tentativo di censura preventiva che Fedez sostiene di aver subito da parte della RAI, accusa sostenuta dalla pubblicazione su Instagram di spezzoni di una chiamata con i vertici dell’emittente televisiva. Questo ha fatto riflettere sulle problematiche dell'amministrazione della televisione pubblica, fortemente e inevitabilmente influenzata dalla politica: infatti i sette consiglieri del Cda Rai rispecchiano l’assetto del parlamento.

Nonostante il tema sia molto rilevante e nonostante il problema sia stato evidenziato da molte scelte editoriali prese anche in passato dalla televisione italiana, in questo specifico caso non tutti concordano che quello riportato dalla telefonata costituisca un reale tentativo di censura, quanto piuttosto una proposta di attenersi alle scelte Rai di non fare nomi di personaggi che non sono nelle condizioni di fare un contraddittorio (tuttavia, poiché sono state citate fedelmente delle frasi, questo dovrebbe essere ammesso) e un invito ad attenersi al tema della serata.


Dalla sua, Fedez ha commesso un errore: nonostante potesse registrare la telefonata, non aveva il diritto di pubblicarla sui social. Tuttavia questo elemento, come il fatto che indossasse un cappellino della Nike mentre era in onda, non propone una chiave di lettura per l’avvenimento in sé, anche se è stata notata una certa “spettacolarità” nel video proposto dal cantante.


Le intenzioni di Fedez

Per certi versi dunque la vicenda è stata colta anche come l’occasione per muovere critiche a Fedez che non avevano prettamente a che fare con il suo discorso. Però, è stato anche evidenziato che in vecchi testi di canzoni l’artista aveva inserito insulti omofobi. Oltre ad essere canzoni risalenti all’inizio della carriera del cantante e perciò non indicative del suo pensiero attuale, Fedez si è più volte scusato per i suoi errori passati. Da qui parte però anche l’accusa di aver cavalcato un’onda che gli assicurasse popolarità e consensi tra le persone della comunità LGBTQIA+, anche se Fedez non sembra necessitare ulteriore attenzione mediatica.


La vicenda è decisamente molto complessa e piena di distrattori, questa è però l’occasione per ciascuno di noi per comprendere quali siano davvero gli elementi rilevanti in un fatto come questo e per decidere quanta importanza dare alle parole di un discorso e quanta alla persona che le pronuncia.


Irene Beonio Brocchieri






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