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Le elezioni americane da Amsterdam

Il 5 Novembre scorso si sono tenute le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Fin dalle prime ore è apparso evidente che,  contrariamente alle previsioni della maggior parte dei sondaggi, il candidato repubblicano Donald J. Trump avesse ottenuto sia il numero di grandi elettori necessari per vincere - 270 - sia la maggioranza del voto popolare - il 50% - cosa che non accadeva a un candidato repubblicano dalla vittoria di George W. Bush nel 2004. 

Con il passare dei giorni, è stato confermato che il partito repubblicano (forza politica che ha avuto in Trump il proprio candidato alla presidenza) ha ottenuto anche il controllo del Senato e della Camera: 53 membri - su 100 - al Senato e 218 - su 435 - alla Camera dei rappresentanti.  


Per comprendere a pieno i risultati appena presentati, è opportuno tenere in considerazione il funzionamento del sistema elettorale statunitense e le sue caratteristiche. Tra le molte peculiarità è particolarmente rilevante ricordare la possibilità di votare non solo di persona il giorno delle elezioni, ma anche in anticipo e per posta, secondo le modalità di ciascuno stato. In generale, il 65% della popolazione avente diritto ha votato ,Il 52% di questi lo ha fatto di persona, il 48% per posta. Questo sistema permette anche a chi si trova fuori dagli Stati Uniti di votare: nel giorno delle elezioni si prevedeva che circa 2,9 milioni di americani residenti fuori dagli stati uniti avrebbero preso parte alle elezioni. Alle presidenziali del 2020, i voti dall’estero furono 2,8 milioni. 


Molte analisi hanno rivolto la loro attenzione alle reazioni nazionali, all’analisi di chi ha votato per Donald Trump e chi invece ha sostenuto Kamala Harris, nonché alle opinioni sulle ripercussioni di questo risultato sull’economia, sull’immigrazione e sulla politica estera. In questo articolo può essere interessante provare ad esplorare le reazioni di quella fetta della popolazione americana che ha vissuto queste elezioni all'estero: con questo scopo, si può indagare cosa emerge dalle interviste di alcuni giovani americani che vivono ad Amsterdam e nei Paesi Bassi. I tre temi sui quali queste elezioni sembrano avere avuto il più grande impatto secondo questo particolare campione di cittadini americani intervistati sono l’evoluzione e la regolamentazione dell’intelligenza artificiale, il possesso di armi da fuoco e la violenza a loro connessa e, da ultimo, la politica interna. Le percezioni e le priorità dei residenti all'estero spesso differiscono da quelle registrate all'interno dei confini nazionali. In questo senso, possiamo mettere a confronto quanto appena presentato  con i principali sondaggi statunitensi realizzati su territorio nazionale: ad esempio, un sondaggio di Pew Research indica che l’economia - e nello specifico l’inflazione - rappresenta il tema centrale per gli elettori. A questo seguono l’assistenza sanitaria e le nomine alla Corte Suprema. 


Rispetto alle elezioni passate, quella di quest’anno è stata percepita come  particolarmente rilevante per due principali ragioni. In primo luogo, sembra che il risultato possa portare a

rischi in termini di diritti e di processi democratici, come emerge da una risposta al nostro sondaggio: “Queste elezioni determineranno lo stato di diritto in America per i prossimi 40 anni attraverso la nomina di giudici, soprattutto i giudici della Corte Suprema. Questa potrebbe essere l’ultima vera elezione federale negli Stati Uniti”. In secondo luogo, queste elezioni sono state caratterizzate da una retorica sempre più divisiva, a tratti apocalittica e violenta. 

Rispetto a quest’osservazione, fanno però da contraltare altre tre risposte: “ (questa elezione è diversa da quelle passate), ma mi sento così ogni volta”; “più giornalismo sensazionale e meno verità” e infine “è molto incerta e molto importante”. 

Nel corso delle interviste abbiamo provato a indagare anche quali emozioni provocasse l’esperienza di votare all’estero. Le risposte si dividono tra paura, stress e frustrazione da una parte, contro  speranza, dovere civico e orgoglio dall’altra, sentimenti contrastanti che spesso convivono. 


A livello pratico, per alcuni votare dall’estero è stato facile: “ho ricevuto una mail, stampato la mia scheda di voto, l’ho messa in una busta e mandato indietro”; ma secondo altri ci sono molte regole e procedure da seguire che rendono questo processo non immediato. Due sono i cambiamenti percepiti in questo senso rispetto al passato: se alcuni asseriscono “quest’anno non c’era una cassetta della posta per il mio voto ad Amsterdam, cosa che è stata terribilmente deludente”; altri si esprimono in senso contrario: “votare all’estero è stato più facile quest’anno rispetto al passato grazie al nuovo sito che spiega come funziona il sistema”. 

Infine è stato chiesto se l’esperienza delle elezioni e i relativi risultati saranno percepiti in maniera diversa ad Amsterdam rispetto a viverli direttamente  negli Stati Uniti. La distanza fisica porta molti a sentirsi distanti anche su altri piani, oltre che a quello fisico: gli impatti sembrano meno reali e meno immediati, è più facile avere una visione più critica e ampia sulla situazione. Reazioni simili sono provocate anche dall’allontanarsi dal costante flusso di news sulle elezioni: “sono felice che ci sarà meno copertura mediatica qui rispetto all’America. La copertura mediatica politica è travolgente”. Una risposta in particolare è esemplificativa di questo sentimento: “penso di avere un livello di distanza emotiva che non possedevo quando vivevo a Washington, in occasione della prima elezione di Trump. Non so dire se questo è dovuto all'aver marcato dei limiti più salutari o puramente al fatto che sono lontano. Mi sento anche in colpa, la mia disperazione, rabbia e sofferenza volevano dire che non stavo abbandonando il mio paese  e ora forse con il venir meno di questi sentimenti lo sto facendo. È complicato”. 


In generale, quello che emerge dalle interviste svolte non è solo la percezione dell’importanza delle elezioni americane, ma anche la difficoltà di vivere questo evento con  consapevolezza in un ambiente non americano. Quello che colpisce sono i forti sentimenti associati a queste elezioni, risulta chiaro che, almeno su questo livello, c’è molto in gioco. Da pilastro della democrazia moderna, votare è diventato un gesto dettato dai sentimenti individuali dei cittadini: le loro paure e le loro speranze influenzano il voto, molto piu di quanto siano oramai in grado di fare ideali o appartenenza politica


Anna Illing

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